Il rapporto tra segreto professionale e nuovi obblighi di disclosure in capo ai consulenti fiscali

 
  • Descrizione
  • La Direttiva UE n. 2018/822, del 25 maggio 2018 (DAC 6), è stata introdotta in Italia con il D.Lgs. n. 100/20 ed è già stata oggetto di due importanti chiarimenti con circolari dell’Agenzia delle Entrate. Il suo contenuto è noto: impone obblighi di “disclosure” a qualificati intermediari professionali che offrono i loro servizi nel settore fiscale. Innumerevoli sono i contributi in letteratura e nella prassi che si sono dedicati a questi aspetti, per così dire quantitativi, della novella. Resta tuttavia incerto il regime di coabitazione tra la direttiva e l’obbligo al segreto professionale, soprattutto per quanto concerne il settore legale. La norma comunitaria si limita laconicamente a “farlo salvo”, mente l’ultima Circolare dell’Agenzia delle Entrate, del 13 maggio 2022, conferma la scusante per l’intermediario che abbia violato il segreto in buona fede. Ma è davvero così? Può una direttiva comunitaria modificare l’estensione del “privilege”? Qual è il rapporto tra ordinamenti: quello giuridico e quello deontologico nello scenario aperto nel 2018? Il segreto professionale può essere considerato elemento imprescindibile del “giusto processo” e della “rule of law”? Durante l’evento organizzato dal Centro competenze tributarie in collaborazione con l’Associazione Master of Advanced Studies SUPSI in Tax Law (AMASTL) si cercherà di capire fino a che punto possa (o debba) un professionista rifiutare di comunicare informazioni essendo vincolato prima di tutto alla deontologia dell’ordine di appartenenza e alla tutela dei diritti fondamentali del contribuente. Seguirà un’interessante degustazione di vini guidata da Marcello Brissoni, sommelier diplomato, attivo da oltre quarant’anni del settore del “bacco” quale produttore nonché importatore e commerciante di vino.
  • Crediti di studio
  • 0 ECTS
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